Stressati, depressi, solitari. «I malati di ansia», li chiamano di tanto in tanto i giornali riportando le ennesime statistiche su quanti ragazzi, soprattutto Gen Z (nati dal 1995 al 2010), nascondano la loro infelicità dietro i like e i filtri dei social. Colpa della pandemia, dei social, di una società sempre meno attenta ai bisogni delle persone.

Un’insoddisfazione che spesso mette al centro il corpo. Questa figura che osserviamo con occhi sempre più critici, che non perdoniamo se non è esattamente come la immaginiamo, che arriviamo a punire con gesti estremi. Negli Stati Uniti il fenomeno ha dimensioni gigantesche: un giovane su cinque arriva all’età adulta passando attraverso uno o più episodi depressivi, quasi la metà dei ragazzi tra i 15 e i 24 anni ha messo in atto gesti di autolesionismo e il numero di suicidi giovanili aumenta a dismisura. Anche in Italia il tema è argomento sensibile: gli adolescenti si sentono «sfiancati, sfiduciati, esausti», protagonisti di una crisi identitaria senza precedenti. Tre ragazzi su dieci si dichiarano in preda all'ansia, con genitori, insegnanti e istituzioni incapaci di cogliere i segnali del dolore. Per questo non possiamo più tacere. Partecipa al sondaggio

Noi di Cosmopolitan torniamo a interpretare un’esigenza che è un grido univoco: come stiamo? Come viviamo la nostra età? Che percezione abbiamo di noi stessi nel mondo? Quanto contano l’apparenza, l’estetica, il giudizio degli altri e come reagiamo quando ci sentiamo esclusi? Sono domande che non hanno età, ma che nella fase delle scelte, dei passaggi importanti della vita e nel delicato atto del “diventare grandi” assumono un’importanza primaria. Rispondiamo a questa esigenza a modo nostro: con un’inchiesta che ha l’obiettivo di fotografare il disagio, di approfondirlo, di provare a capirlo. «Non sta a noi che abbiamo vent’anni dire perché stiamo male» aveva raccontato Sangiovanni a Sanremo, poco prima di annunciare il suo ritiro dalle scene per dedicarsi alla cura della sua salute mentale. «Ma siamo qua, ve lo stiamo dicendo in tanti», continuava il giovane cantautore. Tra questi tanti ci siamo forse tutti, perché, come diceva il professor Franco Basaglia, psichiatra rivoluzionario e innovatore nell'approccio all'inclusione: «Visto da vicino nessuno è normale».

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La pensano così anche i tanti ambassador naturali che hanno condiviso il nostro questionario. Una serie di amici di Cosmopolitan (tra cui Francesca Michielin poi Jolanda Renga Alessia Lanza Martina Socrate Caccamo etc) a cui si aggiungono gli oltre 5000 giovani donne e uomini che hanno risposto, dedicando 10 minuti del loro tempo a capire come stanno davvero.

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E allora ecco la nostra terza Grande Inchiesta. Dopo lo status quo sulle relazioni e un'istantanea dedicata al mondo del lavoro, vi proponiamo un questionario di circa 20 domande, alcune a risposta aperta, altre a scelta multipla, con cui condividere, in forma anonima, ansie, angosce e pensieri. L'obiettivo è dedicarci a noi. Per provare a contarci, a fare manifesting dei nostri disagi. Perché anche rispondere a un sondaggio può essere un atto liberatorio, e forse anche rivoluzionario. Proviamoci, a non tenerci sempre tutto dentro.

Partecipa al sondaggio

C'è ancora tempo per rispondere al questionario e far sentire la nostra voce. E se partecipare forse non ci farà sentire meglio, ci regalerà delle gioie inaspettate. Perché, come nello stile di Cosmopolitan, per tutti coloro che parteciperanno alla nostra Grande Inchiesta ci saranno delle sorprese. Quali? Stay tuned.

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