È una festa corale che dura due giorni a San Siro. È nostalgia. È gioia pura. È mettere in scena un gigantesco karaoke in cui tutti trovano un ricordo. Il 15 e 16 luglio Milano celebra i trent’anni di carriera di Max Pezzali. È il suo concerto, ma è il realtà il concerto di tutti. Il giusto riconoscimento di trent’anni straordinari, dagli 883 al suo percorso da solista, per ripercorrere tappe di vita, la sua, ma anche la nostra. Canzoni che hanno segnato più generazioni, inni di provincia, a raccontare la vita di un ragazzo di Pavia che girava le statali con la sua moto, andava in sala giochi, si innamorava in discoteca. La vita di tutti i ragazzi cresciuti negli Anni '90 che fin dalla prima nota del concerto cantano in coro la sensazione è che tutti vogliano uscire a fine serata senza voce, tra nostalgia e spensieratezza.

Max Pezzali è felice, euforico a poche ore dallo show «Io non credevo possibile di poter fare San Siro. Non era il tentativo di sviare o di fare il finto umile. Quando mi sono reso conto che non solo si poteva fare, ma che potevamo farlo con 120 mila persone presenti, mi sono trovato di fronte a una percezione di me e della musica del 883 che non avevo calcolato». Si gusta ogni momento, parte dello show è la sua espressione che si gusta tutto o la risata che esplode a tratti «Sono giorni che mi sveglio e non vedo l’ora di salire sul palco, sarà il mio primo San Siro, mi godo lo stato d’animo di provare a vivere una giornata del genere e voglio condividerla con chi amo, per poterla ricordare», racconta. «Arrivare qui quando sono passati tanti anni e salire su un palco del genere, dopo due anni di pandemia, ti fa godere tutto ancora di più». E quel che succede è che quando sale sul palco non riesce a smettere di sorridere. Inizia a cantare e sorride. Canta e sorride. È felicità sincera in una festa per tutti, anche per le persone che hanno fatto parte del suo percorso musicale e lo hanno accompagnato in questi anni, da Mauro Repetto, membro degli 883 fino al 1993, che si prende il boato del pubblico dello stadio e che Max accoglie raccontando di quando a Italia 90 erano qui insieme per Argentina Camerun, lassù sul terzo anello a soffrire di vertigini «Non solo è in forma strabiliante, ma ci siamo sentiti come nella gita scolastica di terza liceo, con lo stesso di comunicare di allora, ridendo a battute che capiamo solo noi». Ci sono anche Paola e Chiara, la grande sorpresa già nella data zero di Bibione «Non cantavano e non suonavano insieme da un po’ ma hanno voluto essere su questo palco per me, e condividere questo momento di celebrazione». Nove anni di stop per riunirsi qui.

Max chiama anche J-Ax «Abbiamo vissuto talmente tante esperienze insieme, con carriere parallele, siamo figli degli anni ’90 e abbiamo tanti aspetti diversi in comune. Anche impensabili, un po’ da nerd. Ma da sempre troviamo il modo di stare insieme, fare canzoni. È giusto ci fosse». Due ore e mezza di concerto prodotto da Vivo concerti, per una scaletta perfetta, che punta tutto ai ricordi, alle canzoni che tutti sanno cantare, con "Come Mai" e "Gli Anni" sia all’inizio che alla fine dello show. Passato e presente, "Lo strano percorso", "Rotta per casa di Dio", "La regola dell’amico", "La regina del celebrità", "Con un deca", non manca niente. Grande attenzione ai visual che celebrano gli anni '90, gli stickers, le grafiche colorate, il cinema horror degli anni ’80, le cassette e gli Arbre Magique «che diventano un elemento estetico e etico. Quasi poetico», ride Max felice di ogni dettaglio del suo show. «Non mi rendo conto del perché siano tutti felici di essere qui. Continuo a stupirmi di fronte all’entusiasmo che le persone hanno di fronte a cose che ho fatto trent’anni fa. Non so spiegarmelo. Al netto della contingenza del momento in cui vengono scritte le canzoni, forse quando le lasci decantare, ne resta solo l’essenza. E allora credo che la gioia della condivisione sia qualcosa di molto semplice. Magari niente di straordinario, ma che cerca di tornare a un passato in cui tutto era più semplice. Più immediato, che ti riporta il sorriso. Queste canzoni sono uno sguardo all’indietro che ti fa sorridere, per la loro ingenuità, ma anche dolci in bocca».

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Vuole ringraziare tutti, soprattutto chi è allo stadio. Ricorda se stesso prima che iniziasse tutto «E se mi avessero detto che sarei stato qui per due giorni, avrei chiesto il TSO. Realmente per me in quel tempo la vita era un cercare di sopravvivere alla follia degli eventi. Era non sapere cosa fare da grande, avevo cannato la facoltà all’università, era tutto una battaglia per arrivare al giorno dopo. Volevo capire quale fosse il mio posto nel mondo. Non avrei mai potuto immaginare che potesse esserci qualcosa così». E invece è incredibile realtà: «È la festa più bella della mia vita». Che proseguirà in autunno, fino a primavera, nei palasport.