«Voglio che la gente senta la mia voce»: così si apre il nuovo biopic sulla vita di Amy Winehouse, Back To Black, dopo il già meraviglioso e ipnotico Amy di Asif Kapadia che nel 2016 si aggiudicò il Premio Oscar per il miglior Documentario. Ma c'è una cosa in più, che non passa inosservata: la colonna sonora curata da Nick Cave e Warren Ellis, che tentano di risollevare un film che purtroppo non riesce a conquistare del tutto la fiducia del pubblico.

La regista Sam Taylor-Johnson sceglie di costruire l'inizio della storia sulle note dell’innocenza di un flauto contro l’oscurità della vita della giovane Amy, come la ballerina di un carillon sospeso nel tempo, ma la narrazione non tiene e finisce per tessere una trama sulla linea temporale facilmente consultabile anche su Wikipedia.

Nonostante la carriera pubblica di Amy Winehouse sia durata pochi anni (non consideriamo il periodo passato nella sua cameretta a scrivere canzoni, i suoi testi migliori), come un momento unico che squarcia la tela dalla finzione alla realtà di un’artista, è ancora, per consenso, l’interprete pop britannica più influente del ventunesimo secolo, venerata da Lana Del Rey, Sam Smith, Lady Gaga e Bruno Mars, a cui Adele attribuisce il merito di aver «pavimentato la strada per artisti come me». «Siamo ancora circondati dagli echi della sua musica: ogni volta che ascolti una cantautrice che si accompagna di un arrangiamento retro-soul, o una cantante pop con uno stile vocale biascicato e prematuramente invecchiato, e le senti nel 2023, è più che probabile che Back To Black, il suo album del 2006, sia da qualche parte nel loro DNA musicale».

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Monumental Pictures, StudioCanal, Focus Features

L’apporto interpretativo e testuale delle sue stesse canzoni, i grandi arrangiamenti neo-soul, free jazz e ska arricchiti dal talento di quello che diventerà il Master of Pop, Mark Ronson, solamente citato all’interno del film come un nome qualunque, non vengono affatto valorizzati all’interno di Black To Black che ripercorre la sua carriera come un mastodontico visual Greatest Hits puntando unicamente sulla messa in scena delle sue interpretazioni, senza lasciare spazio alla genesi delle sue composizioni che riuscivano con grandi doti letterarie a raccontare non solo gli aspetti più intimi e privati della sua esistenza, ma anche un nuovo spaccato sociale della Gran Bretagna dopo la fine del periodo florido denominato Cool Britannia.

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Monumental Pictures, StudioCanal, Focus Features

La regista non sonda l’anima musicale di Amy Winehouse, nonostante la buona performance di Maria Abela faccia di tutto per rendergliene merito. La sua vita è sempre stata nell’occhio del ciclone più che della sua stessa musica ed aggiungere nuovi elementi scandalistici alla sua storia di amore tossico con il suo ex marito Blake Fielder-Civil, a cui la Johnson sembra attribuire la vena creativa per le sue canzoni, non rende affatto onore ed importanza a ciò che Amy Winehouse ha rappresentato nel panorama musicale odierno.

Le numerose omissioni e alterazioni della sequenza temporale in Back to Black purtroppo contribuiscono a creare un ritratto di una donna unica responsabile della propria morte piuttosto che una vittima parziale di un sistema affamato di profitto. L'unico aspettodel film che le rende giustizia è proprio la musica che Nick Cave e Warren Ellis costruiscono sul corpo cangiante di Amy.

Dopo aver egregiamente raccontato musicalmente il percorso trasformativo e orrorifico di Marilyn Monroe in Blonde (Andrew Dominik), da star mondiale della nuova Hollywood ad agnello sacrificale sull’altare della celebrità, Cave ed Ellis tornano nuovamente ad interrogarsi sul percorso di un angelo caduto come Amy Winehouse capace di raccogliere unicamente su di se i molteplici fardelli della sua esistenza artistica e personale.

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Monumental Pictures, StudioCanal, Focus Features

Se in Blonde la loro composizione veniva supportata da un imprinting registico molto esaustivo e fortemente rappresentativo, in Black To Black riescono ugualmente ad esaltare la propria visione compositiva interrogandosi sull’aspetto fanciullesco di Amy Winehouse, sulla sua figura innocente alla ricerca della propria identità non solo musicale, figlia degli ascolti jazzistici in compagnia della nonna.

Agli albori di Hollywood i biopic erano considerati dei prodotti scadenti, volutamente kitsch e melodrammatici. Oggi, invece, rappresentano una forza trainante dell’industria cinematografica per la genuinità con cui questi mostri sacri ci vengono mostrati e in cui ogni singolo spettatore può rivedersi. Ma ciò non riduce il racconto ad una mera rappresentazione didascalica?


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Monumental Pictures, StudioCanal, Focus Features

I toni non sono tetri come nel caso di Blonde ma contemplano una visione agrodolce di una vita che si è fermata nel momento più alto, quando Amy riesce finalmente a dominare la sua vita fino a quel momento condizionata da fattori esterni. La sua musica era espressione della sua esistenza e Back To Black fu un autentico testamento di come poter tornare dalle tenebre interiori espiando il passato attraverso la musica, con un racconto unico e fortemente generazionale come non se vedevano dai tempi di Janis Joplin, altra grandissima interprete scomparsa all’età di 27 anni.

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Monumental Pictures, StudioCanal, Focus Features

In questo risulta unica e fondamentale la canzone originale composta da Nick Cave per Back To Black, "Song for Amy", con molteplici elementi narrativi e fortemente emozionali che rendono molto più giustizia all’artista di quanto il film riesca effettivamente a realizzare. Cave sembra scrivere una lettera alla Amy Winehouse che era e a quella che finalmente è stata lasciata libera di andare. È una poesia dolce, delicata, in cui il cantautore entra in connessione con l’artista promettendole di amarla per sempre, nonostante sia arrivato il tempo di andare e di creare qualcosa finalmente per sé. La sua visione liturgica e solenne riesce a mostrarne i lati più interessanti e rappresentativi lasciando spazio anche alla visione che Cave attribuisce al ruolo del cantautore, compresi i propri demoni.

Tralasciando i pochi e recenti risultati positivi come Maestro, Elvis di Baz Luhrmann, Rocket Man, I’m Not There, incentrato sulle varie anime artistiche di Bob Dylan, Walk The Line e Ray, Negli ultimi anni siamo stati letteralmente invasi da biopic musicali tesi ad enfatizzare le vite dei suddetti artisti senza aggiungere ulteriori elementi esplicativi che potessero fornire una visione differente dall’immagine che già tutti conoscevano; autentiche delusioni a partire da Bohemian Rapsody, teso più a seguire ciclicamente le uscite discografiche dei Queen che la loro conformazione artistica e apporto memorabile di Freddy Mercury.

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Monumental Pictures, StudioCanal, Focus Features

Come analizza Owen Gleibermann, agli albori di Hollywood i biopic erano considerati dei prodotti scadenti, volutamente kitsch e melodrammatici. Oggi, invece, rappresentano una forza trainante dell’industria cinematografica per la genuinità con cui questi mostri sacri ci vengono mostrati e in cui ogni singolo spettatore può rivedersi. Ma ciò non riduce il racconto ad una mera rappresentazione didascalica? Soprattutto per quanto riguarda i biopic musicali, all’interno si “nascondono” notevoli vantaggi non solo cinematografici che sono stati ampiamente mostrati anche rispetto alla scelta della Elvis Presley Entreprise di non autorizzare l’utilizzo delle canzoni del Re del Rock per il film di Sofia Coppola, Priscilla.

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Monumental Pictures, StudioCanal, Focus Features

Nell’analisi riportata da Sarah Kloboves su Chartmetric prendendo in esame sia Bohemian Rapsody che Rocket Man, si stima che la crescita esponenziale di streaming sia stata di 1.9 milioni di ascolti ulteriori suddivisi per tutto il catalogo sia dei Queen che di Elton John. Lo stesso identico esempio lo potremmo anche fare per il biopic su Elvis che ha registrato lo stesso incremento, potenzialmente ancora più alto considerando le cover prodotte per il film, così come per il nuovo biopic su Bob Marley, One Love, che secondo Luminate, ha fatto registrare un aumento costante di riproduzione nel corso del 2024 e durante la prima settimana completa della classifica musicale dopo l'uscita del film (la settimana terminata il 22 febbraio 2024), è stato superiore al 150% rispetto alla settimana terminata il 4 gennaio 2024, con il catalogo che ha superato i 108 milioni di stream ODA.

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Monumental Pictures, StudioCanal, Focus Features

Con i prossimi biopic in arrivo, in primis Michael in uscita nel 2025, di cui è già tema di discussione la veridicità di quanto verrà mostrato, così come A Complete Unknown, con Timothée Chalamet, il progetto ambizioso di Sam Mendes legato ai Beatles e non ultimo il biopic su Bruce Springsteen, Deliver Me From Nowhere, interpretato da Jeremy Allen White, si prospetta sicuramente un periodo molto interessante, soprattutto per i personaggi narrati la cui musica è stata sempre al centro della propria estetica così come per Amy Winehouse. Chissà se ci sarà sempre un Nick Cave di turno a salvare il salvabile.