Come sempre, durante la settimana dell’alta moda moda parigina, arriva il momento (magico) di Valentino Haute Couture. Un appuntamento preceduto dalla scia unica dell’alchimia di Pier Paolo Piccioli e così, da Ariana Grande in Don't Look Up, si vola direttamente alla capitale francese. Place-Vendôme, un soundtrack magico come le sonorità di Anohni, artista e performer inglese trasgender, conosciuto nella sua forma precedente come cantante leader nel gruppo Antony and the Johnsons, e abiti da sogno indossati da corpi incantevoli. Questa volta resi ancora più speciali perché simbolo di un nuovo messaggio nell'alta moda: cos’è l’haute couture se non l'arte e la sapienza di adattare e valorizzare la silhouette di ogni donna? È bastato scomporne l’assioma per intravederne una nuova risposta.
Per Piccioli l’inclusività più autentica risiede nella rappresentazione della vera bellezza contemporanea dove la visione dei sacri codici della Maison Valentino si applica a nuove scale di valori. La collezione Valentino Haute Couture per la primavera estate 2022 si chiama Anatomy of Couture ed è un saggio fotocromatico imbastito in tulle, velluto, faille, georgette e cristalli deciso a infrangere gli schemi nonché i rigidi canoni di bellezza, pronto a vestire corpi eterogenei esaltandone la luce. Un progetto capace di sottolineare quanto la moda e i suoi parametri siano la voce narrante del nostro tempo, un meraviglioso specchio delle nostre evoluzioni.
Valentino Haute Couture 2022, l'anatomia dei corpi secondo Pier Paolo Piccioli
Davanti a 65 ospiti ben distanziati, come richiesto dai provvedimenti anti Covid-19, hanno sfilato lentamente secondo la classica liturgia dell’alta moda, complice l’ipnotica discesa della scala chiocciola del palazzo regalo, 64 look Valentino Haute Couture densi di forme scenografiche e imbevuti di una palette estatica dal verde lime, al fucsia e rosa, passando per i rossi e marroni, azzurri e blu.
Ad aprire la sfilata avviluppata in un mini dress nero dalla scollatura sagomata Kristen McMenamy. Modella e musa ieratica, è una creatura highlander del panorama moda degli ultimi 40 anni. Classe 1964. La segue Lara Stone nata nel 1983 con una carriera densa di apparizioni ma al suo debutto tardivo come modella sulle passerelle di alta moda: fino ad oggi è stata considerata una ragazza troppo in carne per gli standard della moda d'atelier.
C'è poi l’intensità di Marie Sophie Wilson, 58 anni, musa di fotografi del calibro di Avedon e Lindbergh, in top di seta sablé crêpe e gonna lunga svasata di cristalli. Brilla anche Hannelore Knuts, belga e di anni 44, volto avveniristico della wave anni 2000 per Prada, Gucci e Viktor&Rolf. Sono magiche anche Lynne Koester, modella dagli occhi di ghiaccio, musa negli anni 80 di Ferrè e volto del calendario Pirelli insieme a Violetta Sanchez, leggendaria mannequin di Yves Saint Laurent negli anni '80 e oggi meraviglioso esempio di fascino over 50. A sfilare accanto a loro, sono anche uomini vestiti con completi chiari oppure di cristalli. Insomma, Pier Paolo Piccioli arriva al punto: il concetto di bellezza è relativo ma è soprattutto un magnifico dato di fatto universale non appena lo si slega da preconcetti e aridi conteggi matematici.
Valentino Haute Couture 2022, le taglie delle modelle sono anche le nostre
Abbiamo scritto che Anatomy of Couture è la collezione Valentino Haute Couture più inclusiva mai vista prima sotto più di un punto di vista. Come le scatole cinesi il designer romano ha provato dall'interno ad aprire anche le più piccole e nascoste. L'abitudine ormai consolidata di vedere in passerella un casting più eterogeneo per colore di pelle e taglie, seppur in percentuali minime, non è ancora abbastanza, soprattutto in un contesto così elitario come quello dell'alta moda. Le curve sinuose di Jill Kortleve, sexissima e fasciata da calze autoreggenti velate, unite al fascino infiocchettato di Devyn Garcia e a quello di Levie Hsieh avvolta in un esercizio di draping blu magistrale, non possono che lasciare un segno indelebile non solo nella memoria degli ospiti in sala, ma nelle consapevolezze di chi, quella sfilata, l'ha adorata e ammirata in streaming da ogni angolo del globo. Ci siamo rispecchiati e visti, certamente sognando, senza però quella sottile e inutile frustrazione di sottofondo.
Ci sono poi anche Angeer Amol e Maya Sieron, che ha chiuso lo show da brivido, pronte mettere un punto e a capo. E a dirla tutta nella visione inclusiva di Piccioli non sono mancate nemmeno le quote azzurre, modelli maschili indiscutibilmente eleganti e scintillanti, per nulla turbati davanti a tanta poesia qui troppo spesso a loro preclusa. Così, da Parigi, lasciamo a Pier Paolo Piccioli l'onere di portare avanti una delle rivoluzioni più urgenti del sistema moda, cambiare lo sguardo di chi la crea e di chi la indossa.
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