Tra tutte le civiltà del mondo, quella romana è quanto di più simile alla nostra. Tuttavia, ci sono molti aspetti di questa cultura che sono andati persi nel corso dei secoli. Tra le abitudini che sono cambiate di più ci sono senza dubbio quelle sessuali. A evidenziare queste differenze è proprio il più affascinante degli storici, Alberto Angela, che parla dei costumi sessuali dei romani nel suo libro Amore e sesso nell’Antica Roma. In onore del volume, un incrocio tra un saggio storico e un libro d’amore, vogliamo immergerci nelle abitudini sessuali dell’antica Roma, scoprendo un mondo diverso e per certi aspetti discostante dall’idea che abbiamo oggi di sesso.

I vizi dell’antica Roma: 10 curiosità sul sesso nella Roma antica

Per ricostruire le abitudini sessuali di un popolo così antico, ci si basa sulle rappresentazioni dell’epoca, reperti archeologici e dati di laboratorio. Proprio come Alberto Angela, abbiamo intrapreso un sorprendente viaggio all’interno di una società molto diversa dalla nostra, soprattutto da un punto di vista erotico. Basti pensare che nell’antica Roma ci si abbandonava ai piaceri della carne in tutte le forme, senza imporsi limiti o tabù. Regnava una mentalità aperta e libertina, seppur prettamente maschilista e fallocentrica. La virilità veniva prima di tutto, così come la supremazia: i romani erano dominatori, conquistatori, che dovevano affermare il proprio potere su nemici e partner sessuali. Dal canto loro, le donne dovevano essere pudiche, e obbedienti nei confronti dei mariti. Le schiave nell’antica Roma non potevano godere degli stessi diritti dei cittadini liberi, ovviamente neanche sotto le lenzuola. Stessa sorte toccava ai prigionieri e agli stranieri, considerati inferiori. Fatta questa premessa, scopriamo le 10 abitudini più curiose riguardo il sesso nell’antichità del popolo romano.

Donne e nudità

L’idea di sensualità, oggi come allora, passa anche attraverso l’abbigliamento. Nell’antica Roma le donne non erano quasi mai nude durante i rapporti sessuali. Spesso non toglievano il reggiseno (chiamato strophium), per accrescere il desiderio maschile un po’ come accade oggi con la lingerie. Anche quando non indossavano capi di abbigliamento o intimi, le donne tenevano su gioielli di ogni sorta durante il sesso. Infine, i loro capelli erano quasi sempre raccolti: un’acconciatura che mostrasse nuca e raccogliesse i capelli sopra la testa era considerata molto più sensuale di una chioma selvaggia e sciolta.

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Le etichette non esistevano

Nell’antica Roma i concetti di omosessualità, eterosessualità e bisessualità non esistevano. Oggi ricorriamo a questi termini per descrivere i diversi spettri della sessualità, ma allora non avevano ragion d’essere: il sesso era sesso, indipendentemente dal partner. Donne e uomini potevano intrattenersi con persone dello stesso sesso, sebbene le donne dovessero stare molto più attente a difendere il proprio onore. Le straniere e le schiave, invece, potevano essere più libere sotto questo punto di vista: considerate ai margini della società, poco importava delle loro perversioni sessuali.

Virilità prima di tutto

Sebbene fossero molto liberi dal punto di vista sessuale, gli antichi romani erano fissati con la virilità. Per questo l’uomo non doveva mai essere sottomesso, bensì doveva avere sempre il ruolo di dominante. Per questo i rapporti omosessuali erano consentiti, purché l’uomo di successo (politico, per esempio) penetrasse l’altro. Che dire poi del sesso orale femminile: un vero e proprio disonore! Regalare piacere a una donna, anche alla propria moglie, non era così ben visto.

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Il ruolo delle schiave nell’antica Roma

Considerate come oggetti, le schiave erano proprietà del padrone, che ne poteva disporre come meglio credeva. Il sesso con una schiava era consentito, a patto che il padrone dominasse la malcapitata. Cosa facevano le schiave e gli schiavi? Dovevano dare piacere al padrone, senza però riceverne in cambio. Anche le donne libere si intrattenevano in rapporti con le schiave piuttosto che con gli schiavi (in quanto questi ultimi avrebbero potuto penetrarle, cosa inaccettabile per l’epoca).

I primi “night club”

Le taverne romane offrivano ristoro ai clienti, ma non solo: le cameriere erano disposte a elargire anche servizi sessuali. Per questa ragione le cameriere erano considerate indegne, molto in basso nella scala sociale. Non di rado capitava che il proprietario della taverna facesse prostituire le proprie figlie, condannandole a una vita di stenti e senza possibilità di redenzione.

La prostituzione nell’antica Roma

A quanto pare il sesso a pagamento nell’antica Roma era molto economico: si poteva acquistare una notte di follie allo stesso prezzo di un bicchiere di vino di scarsa qualità! Per questo la clientela maggiore era rappresentata da uomini di umile estrazione. A prostituirsi erano donne schiave, o poverissime, che non avevano possibilità di cambiare la propria situazione economica. Per farsi riconoscere utilizzavano un abbigliamento particolare, anche per permettere agli uomini per bene di starne alla larga. Le prostitute si tingevano i capelli con colori artificiosi, come il blu o l’arancione. Portavano un abbigliamento pratico, facile da sfilare e reinfilare, che però metteva in risalto le curve. Le meretrici invece venivano ben pagate: paragonabili alle escort di oggi, queste donne colte ed eleganti erano delle vere e proprie accompagnatrici.

Sesso nell’antica Roma: sì al voyeurismo

Gli antichi romani erano un popolo di guardoni. Per esempio, amavano contornarsi di specchi per potersi vedere durante l’atto sessuale. Ma ad eccitare era anche la possibilità di essere osservati da uno spettatore, o fermarsi a guardare altre coppie fare sesso: tutto ciò provocava eccitazione nel lascivus, colui a cui piace guardare altri mentre ci danno dentro. Si potevano spiare corpi nudi nei bordelli o alle terme, ma nella maggior parte dei casi questi episodi avvenivano nelle case private. Addirittura esisteva la figura di uno schiavo addetto a spiare i suoi padroni durante il rapporto sessuale.

Il Kamasutra romano

Lo avreste mai detto che anche gli antichi romani avessero una propria versione del Kamasutra? Ebbene sì, circolavano dei manuali per il sesso, con tanto di posizioni e descrizioni. La cosa più curiosa è che gli autori di questi volumi erano… donne! Prostitute e non svelavano i segreti del sesso (anche se spesso si trattava di uomini sotto pseudonimo). Purtroppo oggi non abbiamo frammenti di questi tomi, ma solo riferimenti e testimonianze di autori antichi.

Il porno era ok

Diciamoci la verità, a tutti è capitato di guardare un porno, ma pochi sono disposti ad ammetterlo: sarebbe sicuramente malvisto! Nell’antica Roma invece la pornografia era qualcosa di molto comune. Il sesso era considerato un regalo di Venere, la dea dell’amore: un simile dono andava goduto e soprattutto mostrato!

… e anche la pedofilia

Le relazioni sessuali con minori, addirittura bambini, non era una questione spinosa. Anzi, la differenza d’età era un altro segno di dominazione, per cui questi rapporti avevano la benedizione della società.