La salute mentale è stata la grande protagonista della puntata di ieri a Domenica In. Prima con Belén Rodríguez, tornata in televisione dopo un lungo periodo di assenza, poi con Fedez, il programma condotto da Mara Venier su Rai1 si è trasformato in un momento di confessione e racconto libero di quelli che possono essere i risvolti di un grande trauma. L'uno tornando sul tema della malattia e confessando di aver pensato ai gesti più estremi, l'altra svelando il racconto inedito di quella che è stata la fine del matrimonio con Stefano de Martino, dei problemi all'interno della relazione e dei risvolti che questi hanno avuto su di lei.

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Mettendo in chiaro che avrebbe condiviso una parte di quello che è stato e consegnando al contempo un racconto generoso e sincero al pubblico, la fondatrice di Me-Fui ha ricostruito insieme a Mara quello che ha definito letteralmente l'anno più brutto della sua vita. Il motivo per cui ha deciso di condividere la sua esperienza è esplicitato chiaramente nell'intervista: invitare le persone da casa, in particolare bimbe e ragazze, a comunicare e a prendersi cura dei propri problemi, di sviscerarli e di chiedere aiuto quando si ha bisogno.

«La depressione, una bruttissima malattia, è venuta a bussare alla mia porta», dice Belén, spiegando di essersi ritrovata senza voglia di mangiare, di alzarsi dal letto e aprire le finestre, perderdendo così circa 8kg e sentendo, infine, il bisogno di qualcuno che la aiutasse ad uscirne. Arriva così la decisione, dopo «un momento di lucidità» in cui ha capito che stava morendo in quanto non riusciva più a prendere peso, di rivolgersi a una clinica — la Villa Maria di Padova — dove è rimasta per 20 giorni assistita da un team di esperti, tra cui psicologi, che l'hanno aiutata nella terapia. Una questione complessa, non poco criticata da chi l'odio lo esprime senza riserve avvalendosi della maschera dei social. Per questo, Cosmopolitan ha deciso di affrontare e approfondire il tema con il Professor Gianluca Castelnuovo, Direttore della Scuola di Specializzazione in Psicologia Clinica presso l'Università Cattolica di Milano, nonché Direttore del Laboratorio di Ricerche Psicologiche e Responsabile del Servizio di Psicologia Clinica e Psicoterapia presso l'Istituto Auxologico Italiano.

Che relazione c'è tra la depressione e la perdita di peso?

«Bisogna stare attenti quando si parla di queste cose. Non avendo fatto la dignosi, direi che quanto è successo sono state reazioni a eventi che sono successi nella relazione con l'altra persona. In seguito al tradimento, la reazione che ha avuto è stata sicuramente di tipo espressivo, con un relativo abbassamento dell'umore di tipo depressivo, che ha portato a una reazione di restrizione dell'alimentazione. Alcune persone di fronte a un fatto traumatico possono tendere per esempio a mangiare di più, ad abbuffarsi, altre perdono l'appetito, altre ancora hanno reazioni psicosomatiche di altro tipo come problemi cardiaci o gastrointestinali, mal di testa, ecc. Per questo, non so se ci sono gli elementi per parlare di anoressia nel suo caso, certamente ha vissuto una reazione simile a tante ragazze e donne che da anni convivono con questo disturbo del comportamento alimentare (DCA)».

Cos'è l'anoressia?

«L'anoressia nervosa, diversa da quella causata da problemi agli organi, consiste nell'avere paura eccessiva di prendere peso a fronte di una distorsione dell'immagine corporea. Ci si vede più grassi di come si è realmente e si sviluppa questa tendenza fortissima a rinunciare al cibo che, nonostante si abbia appetito — perché comunque il corpo richiede alimentazione e quindi energie per andare avanti. O non si mangia o si adottano misure di compensazione, come l'induzione del vomito o l'eccessiva attività fisica, soprattutto nelle ore successive ai pasti. Man mano che il processo si consolida, la distruzione aumenta fino ad arrivare a una sorta di delirio: anche di fronte alle dimostrazioni delle altre persone che fanno notare il cambiamento attraverso foto o misurazioni, la distorsione permane. In questo modo il nostro cervello è come se andasse un po' in tilt. Infatti, stiamo lavorando anche su questo a livello di cura, cioè di come aiutare il cervello a ritornare ad avere una percezione corretta di quello che è il proprio corpo. L'alimentazione non è l'elemento fondamentale, tutto parte dalla percezione distorta della propria immagine corporea».

Quali sono i primi segnali della depressione e dell'anoressia?

«La depressione non parte improvvisamente. Tutto inizia con la perdita di piacere nello svolgere un certo tipo di attività, con il ritiro sociale e, man mano, un'acutizzazione dell'abbassamento dell'umore. Questo è un fenomeno molto comune tra gli artisti e i personaggi pubblici, maggiormente esposti al giudizio altrui e all'assenza di privacy. Vale lo stesso per l'anoressia nervosa, anche se in questo caso c'è da tenere in conto che molto spesso le persone che si trovano in questa condizione non riconoscono il disagio. Anzi, il fatto di saper resistere all'impulso della fame, alle tentazioni, a ciò a cui magari cedono le amiche o gli amici, genera una sensazione di grande autocontrollo, il che rinforza in modo positivo il disturbo. Oggi, infatti, è oggetto di discussione tra noi clinici se sia da collocare l'anoressia nervosa tra gli studi dei disturbi del comportamento alimentare o in realtà tra i disturbi dell'immagine corporea. Qualcuno lo metterebbe addirittura tra i disturbi ossessivo-compulsivi, cioè l'alimentazione come un'espressione del disturbo di controllo e tendenza al perfezionismo che molto spesso c'è dell'anoressia».

Come accorgersi se qualcuno inizia a soffrire di anoressia?

«Per aiutare i familiari, io uso la metafora della casa: se succede qualcosa di diverso nelle varie stanze rispetto al quadro precedente, tenendo conto che la persona può tendere all'anoressia già dai 10/12 anni, quello è un campanello d'allarme. Le stanze da tenere d'occhio sono innanzitutto la cucina, cioé quando i pasti iniziano a essere vissuti in maniera più problematica, non in maniera sociale o festosa come ci insegna la nostra cultura, quando si manifestano dei cambiamenti nel tono dell'umore prima dei pasti, si tende a isolarsi, a pesare gli alimenti e a selezionarne solo di alcuni, a prepararsi i piatti quando non lo si è mai fatto prima, oltre che sminuzzare mentre si mangia e spezzettare ulteriormente i bocconi. C'è poi il bagno, dove non solo è la frequenza ad aumentare ma anche la permanenza, dove il tempo viene impiegato a vomitare e guardarsi spesso allo specchio per verificare le distorsioni del corpo. Infine, la camera da letto o il salotto, insomma, lo spazio dove si trascorre il tempo libero. Qui, entrano in gioco i social e il confronto a cui questi sottopongono costantemente».

A questo proposito, Belén ha detto di aver cancellato delle foto sui social nel suo periodo di eccessiva magrezza. Come i social influiscono nel promuovere questo canone malsano?

«Il vedere se si ricevono o meno like alle immagine, il decidere quale foto postare e quale no, fanno diventare ostaggi della valutazione delle altre persone. Per esempio, molto spesso si può cadere in depressione o vivere un momento non positivo della giornata se si riceve un commento sulla propria immagine corporea di una foto in cui ci si riconosce, il che va a creare una grande sofferenza per l'appunto. Anche il tempo dedicato a comprendere la percezione che gli altri hanno di me sui social contribuisce nell'insieme a una distorsione della realtà a cui però ci si affida e su cui si creano aspettative. Tutto ciò in un mondo che sappiamo essere terribile in quanto privo di moderazione, di controllo».

Come funzionano le cliniche come Villa Maria o l'Auxiologico Piancavallo?

«Con l'arrivo del Dottor Mendolicchio, psichiatra specializzato in Riabilitazione dei Disturbi Alimentari e della Nutrizione, come Istituto Auxiologico abbiamo investito molto nella cura dei DCA. Ciò che è importante far passare ora è l'importanza di non aspettare di raggiungere l'estremo prima di rivolgersi a dei professionisti. Il malessere si trascina finché non si raggiunge l'apice e perciò intervenire sin da subito su problemi come i disturbi alimentari è essenziale. A differenza della depressione, nel caso dei DCA non esistono farmaci con cui trattare il disagio, fatta eccezione di farmaci per ridurre il delirio dell'immagine corporea quando è troppo distorta, ed è quindi necessario lavorare con la psicoterapia. E nonostante le cliniche siano in grado di lavorare anche su persone che soffrono di depressione acuta o con disturbi comportamentali così gravi da dove essere ricoverati, magari con una nutrizione artificiale o indotta in una prima fase per recuperare un peso di sicurezza, è bene agire per tempo. Infatti, come Auxologico noi offriamo tanti livelli di cura, dall'ambulatorio per offrire colloqui anche esplorativi, conoscitivi, di inquadramento con uno psicologo, passando dai poliambulatori, al multidisciplinare, il day hospital fino ad arrivare al ricovero. Ma se si arriva al ricovero significa che è già tardi. Questo è il messaggio che vorrei far passare: se vi accorgete che il piano inclinato della vostra vita sta andando verso una direzione di depressione, di DCA o di qualsiasi altro disturbo come manifestazioni psicosomatiche che il medico di base definisce come stress, sappiate che c'è sempre qualcosa che valga la pena di essere discusso, fosse anche per essere semplicemente tranquillizzati. Meglio chiedere aiuto troppo presto che troppo tardi».

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Alice Nardiotti

Non credo negli astri, eppure sono dannatamente Gemelli. Se chiedete alle amiche, mi definiscono saggia, io preferisco coi piedi per terra. Amo esplorare e viaggiare con le parole, le emozioni e i sensi, per questo scrivo anche di beauty.

Il mio passatempo preferito? Fermarmi a osservare quello che mi circonda e captarne l'essenza.