Le borse di Chanel sono l'oggetto del desiderio con la "o" maiuscola da molto prima che Instagram ce le mostrasse indossate da influencer e fashion blogger. Le icone, d'altra parte, sono così. La loro forma conquista al primo sguardo e non smette mai di piacere, di affascinare, di essere desiderabile. La classica borsa Chanel che oggi continua a rappresentare uno dei simboli della Maison e, più ingenerale, del lusso contemporaneo è iconica proprio per questo: per quanto la moda e le tendenze cambino, rimane intramontabile e ambitissima. Ma c'è dell'altro, qualcosa che va oltre la pura estetica, qualcosa che fa di un bell'oggetto un simbolo: la sua storia. E quella della borsa di Chanel ha a che fare con il guizzo geniale della sua creatrice, Mademoiselle Coco Chanel.

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Coco Chanel fotografata da Mike de Dulmen.

La storia della borsa 2.55 di Chanel, geniale come la sua creatrice

Chissà se Coco Chanel nel creare la 2.55 immaginava l'impatto della sua borsa non solo nell'ambito della moda, ma anche della cultura pop e social contemporanea. Oggi basta uno scroll del tuo feed di Instagram per vedere fashioniste, top model e attrici che ne sfoggiano una sulla spalla, ma il fascino della borsa Chanel classica va molto oltre la sua immagine in un post. Ha a che fare con la sua storia e, soprattutto, con la mentalità geniale e moderna della sua creatrice.

Partiamo dall'inizio, dagli anni 20 per l'esattezza, e immaginati un mondo in cui le donne non portavano le borse a tracolla (sì, esatto riesci a immaginarlo?!), quelle erano "cose da uomini", da militari. E Mademoiselle Chanel non era certo una donna che accettava le regole imposte dalla moda dell'epoca, ma prendeva spunto da se stessa e dalle sue esigenze. Era "stanca di dover tenere in mano la borsa e di perderla, ci passavo una cinghia e la portavo a tracolla". Detto, fatto.

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La Chanel 2.55 nella collezione ready-to-wear autunno inverno 2018/2019.

Nel 1929 Coco Chanel crea la sua versione della borsa a tracolla ispirata proprio alla bisaccia dei militari, ma ripensata per esaltarne la femminilità. La modernità della borsa di Chanel che univa praticità e bellezza fu subito un successo, veniva incontro ad un'esigenza reale e quotidiana delle donne senza sacrificare i canoni estetici degni di un oggetto di lusso. Diversamente dalle borse Chanel classiche come le conosciamo oggi, la borsa a tracolla ideata da Coco Chanel nel 1929 non era realizzata in cuoio, ma in jersey nero o blu scuro e fodere in gros-grain.

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Aveva già però un elemento funzionale destinato a trasformarsi in leggenda: le due patte. La più grande per chiudere la borsa e coprire una tasca nascosta pensata contenere bigliettini d'amore o qualche banconota per lasciare le mance (o, come le chiamava Mademoiselle, "gli spiccioli da spendersi per piccoli comfort"). La patta più piccola, invece, serviva per custodire tre scomparti e quello centrale era creato appositamente per il rossetto. Già nel 1929, insomma, Coco Chanel aveva immaginato la sua borsa per una donna libera e moderna, proprio come era lei, che aveva sempre con sé un rossetto e qualche biglietto galante di un ammiratore.

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Ma è nel 1955 che la prima tracolla immaginata da Coco Chanel si trasforma nella borsa 2.55 come la conosciamo oggi. Nel febbraio di quell'anno, alla borsa vengono aggiunti due fori per far passare la catena della tracolla e accanto alle versioni da sera in jersey e seta compare anche il modello in cuoio per il giorno. A quest'ultimo materiale però servivano struttura, volume e consistenza e anche in questo caso Mademoiselle Chanel si ispira al mondo che la circonda e scopre che i giubbotti dei garzoni di scuderia incontrati sui campi da corsa hanno quello che stava cercando. Così nasce la borsa in cuoio matelasseé, con la tipica impuntura a rombi che ha contribuito a rendere fascino della borsa Chanel 2.55 così irresistibile, che da allora non è mai cambiata.

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La Chanel 11.12 nella collezione ready-to-wear autunno inverno 2018/2019.

L'ABC della borsa Chanel

"C" come Catena

Nel libro del 1983 di Claude Delay, Chanel Solitaire, c'è una citazione tanto provocatoria quanto emblematica di Gabrielle Chanel: "Credetemi, io conosco le donne, date loro catene, le donne amano le catene". Mademoiselle Chanel era convinta di questa verità al punto di fare delle catene il tratto distintivo della sua borsa a tracolla. Le catene, invece di imprigionare, servivano a liberare le mani delle donne. Inutile aggiungere che ci aveva visto giusto.

"H" come Hip Pack

Il marsupio di Chanel, o hip pack, fa parte delle collezioni di Karl Lagerfeld fin dagli anni 90 ed è il frutto dell'impatto della contro cultura street di quegli anni sul concetto stesso di borsa.

"A" come Aterliers

Ateliers in Verneuil-en-Halatte, per essere precise. Perché è in questo piccolo paesino nell'Oise, a nord di Parigi che nascono le borse Chanel. Qui gli esperti artigiani impiegano 15 ore e 180 operazioni precisissime per creare una borsa.

preview for Il making of delle borse Chanel
"N" come novità

La borsa 2.55 di Chanel è rimasta praticamente invariata dal 1955, ma ciò non significa che non si sia trasformata giocando con le novità. Accanto alla versione "classica", nelle sei collezioni annuali compare di volta in volta in tessuti non convenzionali, dal plexi al jeans, e in colori sempre nuovi.

"E" come Emozione

Sì, parliamo proprio di quell'emozione che accompagna un oggetto iconico, l'emozione di averlo tra le mani, di riceverlo in dono, di sapere che è per sempre. E la borsa di Chanel non fa eccezione.

"L" come lusso

Il lusso che circonda le borse di Chanel non è legato all'ostentazione, ma piuttosto, come lo immaginava la sua creatrice a una cura dei dettagli e dei materiali. Un lusso nascosto e tramandato di generazione in generazione che unisce la bellezza estetica a un'esigenza pratica. Perché proprio come la storia della borsa 2.55 insegna, per Coco Chanel la borsa doveva essere la migliore amica di una donna, la custode dei suoi segreti.