Quasi 460 mila follower su TikTok, più di 88 mila su Instagram. 23 anni. Questi sono alcuni numeri della vita di Miriam Maddalena, make-up artist professionista che in brevissimo tempo è riuscita a riscuotere successo sui social, arrivando anche a truccare molti visi noti del panorama influencer italiano (tra le altre, Paola di Benedetto, Alessia Lanza e Yasmin Barbieri). Miriam Maddalena non è, ovviamente, solo numeri: oltre a spiegare minuziosamente le tecniche più complesse di make-up, e a elargire consigli utili per replicare i beauty trend del momento, la content creator racconta se stessa via social, parlando ai suoi follower di salute mentale, ma soprattutto de stigmatizzando la narrazione a cui è, ancora oggi, purtroppo legata. La sua è un'importante azione di normalizzazione, apprezzata moltissimo da una community in costante crescita, sia da chi è interessato al trucco, sia da chi grazie a un suo video può sentirsi meno solo e magari trova il coraggio di chiedere aiuto (o anche entrambe le cose). Tra i temi a lei più cari si annoverano lo Spot concealing, il Latte make-up, l'importanza della psicoterapia e della terapia farmacologica. Cosmopolitan Italia ha chiacchierato con lei, e ha scoperto una giovane donna che non vede l'ora di far parte di un cambiamento positivo.

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Che percorso hai intrapreso per diventare una make-up artist? Hai studiato in qualche scuola/corso o sei autodidatta? Com’è arrivata la fama sui social?

    «La questione make-up c’è sempre stata nella mia vita. Forse è buffo da dire, ma da adolescente non avevo il permesso di truccarmi per uscire; quindi il mio tempo libero, a casa, lo dedicavo proprio a quello. L'ho sempre fatto, anche da piccolina e poi ho iniziato a preparare le mie amiche prima di andare a ballare (loro, io non potevo). Non potevo nemmeno avere i social network, infatti quando mi sono trasferita dal mio ragazzo, all'incirca nel 2020, li ho aperti e ho iniziato a truccarmi mentre chiacchieravo con le persone. Così ho cominciato a avere un po’ di seguito, ma in realtà è stata una cosa che è arrivata un po’ senza volerlo… Nel 2022, poi, ho dato un’occasione a mia madre – prima non la frequentavo –; è stata proprio lei la prima a dirmi che avevo talento. Siccome lei vive in Germania e noi ci eravamo appena riavvicinate, mi sono iscritta a un'accademia nella città più vicina a Stoccarda, dove sono stata per più di sei mesi, da mattina a sera. Non è stata una delle più belle esperienze accademiche, però è lì che ho capito davvero di essere brava. Fino a quel momento, il make-up per me era stata una cosa che facevo sugli schermi, in cui davo consigli alle persone per vedersi meglio - esattamente come facevo io -, o raccontavo dei trucchetti. Avevo già delle basi importanti (e poi è qualcosa che mi viene proprio da dentro), e dall’accademia, dove ho affinato le tecniche, ho preso quello che mi serviva: non era tanto il titolo, quanto più la fiducia che mi serviva per portare contenuti più professionali sui social - prima non pensavo di essere più in grado di qualcun’altro -; alla gente questa cosa è piaciuta e la mia community è cresciuta ancora. E da lì, sono stata notata da persone famose che volevano essere truccate. È come se la mia strada ci fosse sempre stata, ma non l’avessi mai vista prima. Pensa che all’inizio volevo diventare una dottoressa; poi quando ho passato il test di Medicina al secondo tentativo, ho deciso di rifiutare il posto e continuare a fare i miei tutorial, truccare le altre persone e cercare di renderle felici».

    Chi ti segue su Instagram e TikTok sa che ami la tecnica dello “Spot concealing” per la base. Ci racconti in cosa consiste? Perché è importante preferirla rispetto al modo d’applicazione più conosciuto di fondotinta e correttore?

      «Non è che sia importante, nel make-up non ci sono regole. Ci sono make-up artist grandiosi che fanno tutt’altro, però quando io faccio un tutorial, cerco di spiegare alle persone a casa, magari più inesperte, come ottenere un determinato effetto nel modo più semplice possibile. Lo Spot concealing è una tecnica che consente di raggiungere una base molto buona, senza dover fare grandi cose. Tra l’altro, è una tecnica che ho sperimentato sulla mia pelle quando avevo 11 anni: la compagna di mio padre usava un correttore in crema, camouflage si chiamava, e mi ricordo di averlo ripescato da un cestino – avevo pochissimi trucchi e me li procuravo così –; ed è in questo modo che sono arrivata piano a capire e essere chi sono e a fare quello che faccio oggi. Lo Spot concealing consiste nel correggere prima del make up. C’è chi fa color correcting, e ovverosia mette l'aranciato per correggere il contorno occhi bluastro dell'occhiaia, ma poi ci stende sopra un correttore, per correggere non solo l'occhiaia ma anche l'aranciato. Secondo me se sei a casa e non hai tanta esperienza, finisce che fai un pastrocchio. Preferisco allora consigliare di utilizzare un correttore un pochino più spesso in crema, e di metterlo prima di fare la base. Cerco di rendere il tutto più accessibile».

      Qual è il trend beauty che hai amato di più nel 2023? Cosa ti aspetti a livello di tendenze nel 2024? Siamo ancora agli inizi, ma hai già un'idea che pensi amerai e riprodurrai più di tutti quest’anno?

      «Io l’anno scorso ho amato il Latte makeup. Non so, mi è piaciuto tanto quell’effetto bronzy, cremoso e luminoso. Nel 2024 sembra essere il No make-up make-up. Kylie Jenner che passa da un look super opaco, veramente murata quasi, a (sembra) un filo di mascara e un leggero overlining è sicuramente qualcosa che farà la differenza. Io per ora adoro questo effetto, un make-up che ovviamente esiste ma sembra che non ci sia, però in realtà penso anche che mi lascerò sorprendere».

      Cosa rappresenta per te il make-up?

        «Il make-up per me è stato uno svago, una terapia, è stata una grande distrazione dalle cose che mi accadevano: pensare al nuovo fondotinta che esce, comprarlo, provarlo, era più importante che capire come stessi in un determinato momento. Ora va oltre il mio lavoro, non è un lavoro. È proprio una passione, anzi non non è solo una passione, è arte e viene da dentro di me».

        Via social racconti spesso la tua esperienza riguardo la salute mentale; l’attività di sensibilizzazione che porti avanti su TikTok e Instagram è importante per la sua de-stigmatizzazione. In che modo il make-up ha interagito con la malattia?

          «Quando stavo male, nelle giornate grigie in cui non c’era niente a tirarmi su, prendermi un momento per guardare contenuti make-up sul telefono, truccarmi, riuscire a vedermi un pochino meglio, per me è stato come una terapia. Mi piace prendere i pennelli e creare qualcosa di bello, era un modo per esprimere positività in mezzo a una serie di emozioni negative. Poi ho notato che era terapeutico anche per gli altri, e poi ancora che lo era anche il fatto di insegnarlo agli altri, di mostrare qualcosina che gli avrebbe permesso di piacersi un pochino di più. Ricevo messaggi del tipo: “Grazie, sono 30 anni che mi trucco, ma mi sono sempre fatta schifo quando uscivo perché non sapevo questa cosa”, e per me diventa tutto davvero gratificante. Il mio scopo era sì insegnare a truccarsi, ma poi è diventato anche comunicare con le persone e aiutarle, dove potevo, sia nel beauty che a livello di salute mentale».

          C’è qualcosa che vorresti dire a chi soffre di disturbi della salute mentale?

              «È stato fondamentale per me parlare di salute mentale insieme al beauty, perché era uno strumento concreto per mostrare alle persone il suo lato terapeutico. Dire alle persone che è giusto prendersi un momento per sé, che sia mettendosi il mascara o andando in terapia, penso che sia un modo di mandare un messaggio positivo perché, veramente, viviamo tutto come uno stress. “Devo fare, devo andare… Mi devo truccare”, Non è così, non devi farlo, fallo se vuoi farlo per te, perché la vita è la tua e ce n'è solo una. Io l'ho capito più avanti che la mia la vita era solo mia, e quando ho iniziato a viverla come tale è cambiato tutto. La cosa fondamentale che dico sempre è che chiedere aiuto non è una cosa sbagliata».

              Via social affronti spesso temi legati alla Body Positivity. Che rapporto hai con il tuo corpo?

              «In realtà non è un rapporto felice, perché per questioni di salute mentale ho iniziato a prendere psicofarmaci, e nel giro di due mesi ho messo 30 chili. È stato come se improvvisamente non avessi più il mio corpo, e di conseguenza l’ho trattato (e lo tratto) come tale, come un nemico e come se non fosse il mio. In realtà non lo apprezzavo nemmeno prima, non è mai stato veramente mio amico e sono sono sempre stata autocritica, ma perché sono stata cresciuta così, in un modo un po’ tossico. Mi veniva ripetuto sempre: “Questo non va bene in te, questo altro anche non va bene…”. E quindi purtroppo ho assimilato queste dinamiche contro me stessa; ci sto lavorando ma non è facile. E si rimpiango il corpo di prima, è un percorso un po’ travagliato, anche perché non è solo una questione di chili in più: il farmaco mi gonfia la pancia, la gente per esempio mi chiede se sono incinta, cose del genere. Cioè, le modelle curvy o plus size le trovo molto belle, stanno molto bene, il mio è proprio un gonfiore da farmaci, è diverso. Io ce l’ho con il mio corpo perché mi ha fatto questo. Tutto ciò però si traduce nel mio lavoro in una celebrazione dei dettagli altrui meno conformi ai canoni, non li vedo come un difetti ma come pregi. Quando qualcuno mi chiede: “Ho l'occhio così, me lo tiri un po' su, me lo fai così?…”, quello che cerco di trasmettere è: “Questo occhio va benissimo così, è bello così, lo valorizziamo, ma non lo stravolgiamo”. È un po’ questo che faccio, saboto me stessa ma cerco di esaltare gli altri».

              E con i beauty standard?

              «Secondo me con i social il discorso è migliorato. Purtroppo e soprattutto lì esistono commenti pieni di odio, però i social permettono a chiunque voglia di mostrarsi per come è, e anche di normalizzare l'essere umano. Fino a pochi anni fa, il beauty era solo la modella che vedevi in copertina, magra e super tirata. Solo i suoi occhi erano belli, tutto il resto no. Invece oggi sono contenta di vedere che il mondo è bello perché vario, di sapere che ci sono persone che riescono a dare voce alle proprie storie, al proprio modo di essere. Certo, c'è ancora parecchio da fare, però del lato positivo dei social sono felice. Poter vedere il mondo a colori così com'è, con tutte le sue sfaccettature e intersezioni, sicuramente può aiutare tutti. Io voglio far parte del cambiamento, sono qui apposta».

              Professionalmente hai già raggiunto traguardi molto importanti. Hai progetti per il futuro?

              «È difficile rispondere, perché tutto quello che mi ha portato oggi qua è stata una combinazione di eventi non scelti. Direi che voglio dare un contributo; non so come si evolverà, non ho un’idea chiara, ma so che qualcosa faro, e voglio essere un "+" a questo mondo, non un "–" ».

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              Elena Quadrio

              Mi piace ricercare e sperimentare, lo faccio da sempre attraverso il beauty, ma soprattutto la scrittura. Di solito per descrivermi lascio parlare la mia carta astrale: sole in Capricorno, luna e ascendente in Aquario. Tre cose su di me: sono cresciuta innamorandomi della letteratura, ma sogno ancora di fare l’attrice e ogni tanto dico in giro di esserlo. Persona preferita: Audre Lorde.