Siamo connessi, troppo connessi. Questo è quanto si deduce dalle più recenti indagini sulla quantità di tempo trascorso online ogni giorno su scala globale. Come emerso da uno studio pubblicato a novembre 2023 su Statista, il monte ore si aggira intorno a una media di 6 ore e 40 minuti. Se poi si guarda alle generazioni più giovani, il totale può salire fino a un picco di 13 ore al giorno, come rivelato dall'Osservatorio sulle tendenze e comportamenti degli adolescenti. Dati allarmanti, che in occasione dell'annuale evento State of the City per il 2024 hanno portato il sindaco di New York City, Eric Adams, a dichiarare i social media un pericolo per la salute pubblica e ambientale. Una decisione pionieristica, annunciata con risolutezza e un'evidente preoccupazione per gli effetti che l'uso smodato di queste piattaforme sta generando sui ragazzi in fase di crescita.

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Immersi (o persi) in una dimensione dove socialità e social si distinguono a malapena, sono infatti loro le prime vittime dei danni che una tale realtà genera sulla salute mentale.

NYC sulla tossicità dei social media: bisogna tutelare la salute mentale dei giovani

«Dobbiamo proteggere i nostri studenti dai danni online, compresi i crescenti pericoli presentati dai social media. Aziende come TikTok, YouTube e Facebook stanno alimentando una crisi della salute mentale sviluppando funzioni che creano dipendenza e pericolo sulle loro piattaforme. Non possiamo lasciare che le Big Tech monetizzino la privacy dei nostri figli e mettano a repentaglio la loro salute mentale». In diretta televisiva, il primo cittadino della Grande Mela lancia un campanello d'allarme tanto alle aziende, la cui responsabilità viene redarguita, come ai cittadini adulti, il cui compito — sottolinea — è quello di istruire a un uso consapevole dei social.

In attesa del varo delle misure definitive che verranno prese per limitarne l'uso nei perimetri della città, le autorità newyorkesi hanno per ora diffuso in via ufficiosa una serie di buone pratiche che possano supportare gli educatori in questa difficile missione. Tra queste, favorire la creazione di spazi e momenti offline, discutere dell'uso dei social media in modo aperto con i bambini e i ragazzi, fornendo supporto quando si manifestano preoccupazioni, nonché modellare un uso sano dei social media, anche condividendo le pratiche e le modalità di utilizzo. Partendo dal presupposto che ancora non è stata stabilita un'età sicura per l'utilizzo di smartphone e piattaforme di social media da parte dei bambini, nel documento si esortano genitori ed educatori a ritardare l'accesso a uno smartphone all'età di 14 anni, ed eventualmente se si muovono soli di fornire loro un telefono sprovvisto di accesso ai social.

In che modo i social media compromettono la salute mentale?

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Ad aver portato il sindaco di NYC a bollare i social media come un danno per le persone sono state una serie di considerazioni. Come si evince dallo stesso documento redatto dal Commissario per la salute pubblica e l'igiene intima della città, i tassi di studenti delle scuole superiori di New York che sperimentano la mancanza di speranza è aumentato di oltre il 42% tra il 2011 e il 2021, e i tassi di tendenza suicida sono aumentati di oltre il 34%. Una trasformazione che in una decade ha generato una vera e propria crisi della salute mentale degli adolescenti, alimentata in modo sostanziale dalla diffusione delle principali piattaforme di condivisione online.

Martina Migliore, Direttrice dello Sviluppo e della Formazione in Serenis — centro medico online per il benessere mentale — ha analizzato quelli che sono i principali rischi a cui i giovani vanno incontro trascorrendo troppo del loro tempo online. Difficoltà di socializzazione e fatica nel creare nuove relazioni, difficoltà a esprimere o manifestare le proprie emozioni, povertà linguistica emotiva, cyberbullismo e molestie online. Nel descrivere ciascuna delle conseguenze che i social generano sulla salute mentale di adolescenti e preadolescenti, ciò che emerge è una chiara contraddizione tra il voler essere sempre connessi e il perdere le connessioni reali, rimanendo vittime di un mondo che di reale ha forse poco oltre a chi sta dietro lo schermo.

Come sottolinea Migliore, non bisogna generalizzare: i social hanno anche dei benefici quando usati con consapevolezza. Ciò che serve è un'educazione giusta all'uso di Internet. E laddove questa non risulti essere sufficiente, i genitori o gli educatori devono essere pronti ad assicurare un supporto psicologico aggiuntivo che possa aiutare i ragazzi ad affrontare le sfide o, conclude, i problemi di salute mentali connessi.

L'iniziativa di New York City potrebbe porre rimedio alla situazione?

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Che il tempo trascorso sul web abbia bisogno di essere controllato e ridotto in maniera sostanziale è un dato di fatto. Per questo, la decisione di dichiarare i social come un pericolo per la salute pubblica rende New York City l'apripista di una rivoluzione necessaria per favorire la tutela del benessere mentale delle nuove generazioni. Al tempo stesso, le misure previste per farlo sembrano non essere altrettanto d'avanguardia. L'idea di suggerire ai genitori di vietare l'utilizzo dei social media fino ai 14 potrebbe innescare conseguenze altrettanto dannose per la salute mentale dei ragazzi. Escluderli dal mondo dei social, infatti, li può far sentire sbagliati, spingerli a isolarsi e diventare vittime di alterazioni psicologiche.

In attesa di vedere quali saranno le normative ufficiali emanate dalla Città di New York, la nostra speranza è che questo passo sia davvero un passo in avanti, fatto con scrupolo e con l'obiettivo di responsabilizzare maggiormente le istituzioni e le aziende, responsabili di rendere quello dei social e del web uno spazio più sicuro per tutti, ragazzi in primis.

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Alice Nardiotti

Non credo negli astri, eppure sono dannatamente Gemelli. Se chiedete alle amiche, mi definiscono saggia, io preferisco coi piedi per terra. Amo esplorare e viaggiare con le parole, le emozioni e i sensi, per questo scrivo anche di beauty.

Il mio passatempo preferito? Fermarmi a osservare quello che mi circonda e captarne l'essenza.