In arte (faccio l’illustratrice e la tatuatrice) e per tutti sono Giò.

Sono una persona no-binary cioè non mi rappresento né nel genere maschile né in quello femminile, e il nome Giorgia non lo usa più nessuno, nemmeno mia madre, da quando ho 15 anni. Mi definisco lesbica, perché nella società italiana questa è la parola che deve ancora essere sdoganata e oggi se io e la mia fidanzata Ella ci sposassimo e avessimo dei bambini, saremmo una coppia lesbica. È pazzesco come nel mondo queer, tutti hanno fatto passi avanti: gay, transessuali, asessuali… Le lesbiche no: siamo ancora solo oggetto dei sogni dei maschi e basta.

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Ho 24 anni e nella mia vita ho fatto diversi coming out. Il primo è stato quando avevo 15 anni. In realtà è stato un outing fatto da mia sorella maggiore: fu lei a dire a mia madre che stavo male non per il fidanzatino ma per una ragazza. Quella sera mia madre volle parlarmi, litigammo, mi disse che non andava bene così, chissà cosa facevo io “lesbica di merda”. Usò proprio queste parole. Scappai in Spagna con la mia ragazza di allora, lei era maggiorenne (sono sempre stata con donne più grandi di me), ma ci fermarono i carabinieri. Mia mamma venne a recuperarmi con mio padre, che ormai non vedevo da quasi dieci anni (questa fuga lo fece tornare, loro due uniti dalla paura), mi chiese scusa per le sue parole. Le sue amiche l’avevano fatta riflettere, non poteva fare muro contro muro altrimenti mi avrebbe persa, e da allora è stato tutto ok. Piano piano le ho insegnato cosa vuol dire essere lesbica: ho avuto diverse fidanzate, e sono tutte venute a casa, le domeniche a pranzo eccetera.

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Il secondo coming out lo feci a 17 anni e fu ancora più duro

Sono sempre stata un tipo mascolino, androgino e proprio allora mi resi conto che nel mio corpo non stavo bene. Volevo fare la transizione? Forse. A quel tempo, 6-7 anni fa, non si parlava molto di non binary: l’opzione di “rimanere nel mezzo” non era contemplata. Lo dissi alla mia fidanzata e andò malissimo: lei era lesbica e voleva stare con una donna, non con una persone come me.

Sei una bella ragazza, cosa c’è che non va nel tuo corpo?

Rimanemmo insieme in tutto tre anni e mezzo, ma poi finì: come potevo avere fiducia in lei, se lei non mi accettava? A quel punto che io fossi non binary lo sapevamo solo io e lei: ogni tanto mia mamma si riferiva a me con il pronome maschile, e mi diceva che dovevo essere chi volevo, ma in realtà con lei non ne ho mai parlato, neppure ora. Mi fidanzai con un altra ragazza, molto aperta, “avanti”, ma anche qui stessa storia: lei voleva una donna. Cercavo di essere meno mascolina, nel mio aspetto e nell’ambito intimo, ma come puoi negare chi sei? Un’altra storia finita, di nuovo cuore infranto.

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EMILIANO PICCIOLO
Giò, lesbica e non binary

Poi per me è sempre stato difficile: quando sei di bell’aspetto, tutti ti chiedono: “Sei una bella ragazza, cosa c’è che non va nel tuo corpo?”. In più c’è un sacco di gente che ha il feticcio di noi persone androgine, siamo sempre guardate da mille occhi curiosi. Ho vissuto sei mesi a Helsinki, mi sembrava di essere su Marte, nessuno badava a me. Nel frattempo venne fuori Ruby Rose, l’attrice australiana di Orange Is the New Black: bellissima e lesbica, con gli anni si dichiarò gender fluid. Proprio come me. A un certo punto ho conosciuto Ella: ha 15 anni più di me, insegna burlesque e fa spettacoli.


Ci siamo messe insieme poco prima del lockdown dell’anno scorso e quando ha saputo la mia verità, un po’ ha vacillato, ma poi mi ha detto che mi amava per quello che ero e che era inutile metterci paletti. Così ho iniziato a prendere sicurezza. Insieme io e Ella abbiamo fondato Out & Proud, una piattaforma social e online che fa da casa a tutte le persone che vogliono sentirsi fiere di ciò che sono.

Se dovessi dire che orientamento sessuale ho, direi che non esiste

Posso essere sia lesbica che etero che boh, perché non mi identifico in nessuna delle due identità. Se invece devo parlare di me stessa con altre persone mi sento lesbica: nello spettro sessuale amoroso sono più femmina che uomo. Geneticamente sono donna, questo non cambierà mai: se sto con una donna e io sono una donna, sono lesbica. Mi chiedono ancora se farò la transizione. Non so. Ho un sacco di amici female to male, cioè donne che hanno fatto la transizione e ora sono uomini, so dove andare, cosa fare, so tutti i passaggi. Per ora sto bene nel mio corpo: la persona con cui sto, i nostri amici, sanno che ho un comportamento 50 e 50. È una mia caratteristica, non è una scelta, non ci posso fare niente. Sono io. Sono così.

Hai fatto anche tu coming out? Raccontaci come è andata, scrivi a mebarnabi@hearst.it