Il progresso digitale ci salverà? C'è chi ne è convinto al 100% e chi invece gli imputa tutti i mali dell'Universo. Difficile trovare posizioni intermedie anche se come spesso accade la risposta probabilmente sta nel mezzo. In ogni caso, mentre cerchiamo di trovarla sarà meglio prendere in considerazione l'allarme appena lanciato dall'European Institute for Gender Equality. Il Gender Gap potrebbe crescere assieme alla digitalizzazione, what?? A quanto pare secondo l'Index annuale dell’Istituto gender gap e digitalizzazione aumenterebbero di pari passo a causa della segregazione nell’istruzione e nel lavoro. Insomma: bello il digitale e tutto, ma se non si includono o pagano abbastanza le donne siamo punto e a capo.

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L’European Institute for Gender Equality nato all'interno dell'Unione Europea nel 2007 proprio con l’obiettivo di promuovere la parità di genere ha pubblicato il suo report annuale sul gender gap. Emergono alcuni progressi (ahinoi pochi e non certo sufficienti) e i problemi causati dalla pandemia che ha aggravato la situazione. Quello che salta all'occhio, però, è la preoccupazione dell'Istituto per quanto riguarda il mondo digitale. Il punto è che c'è troppa segregazione: alcuni settori (come quelli della cura) sono ancora troppo "femminili" e altri come le STEM e la tecnologia continuano ad essere visti come "maschili". Stando l’European Institute for Gender Equality, in Europa solo due lavori su dieci nel settore delle ICT sono occupati da donne. "Il persistente divario digitale di genere aggrava gli squilibri", si legge nel report, "gli sviluppi tecnologici stanno sempre più plasmando il nostro mondo e generando una crescente domanda di competenze digitali. Questo ambito, tuttavia, rimane dominato dagli uomini portando a potenziali pregiudizi contro le donne nella tecnologia e scoraggiandole ad ottenere le competenze necessarie e le opportunità di lavoro ben retribuite in questo campo così influente".

Per crescere abbiamo bisogno del digitale, ma non possiamo farlo a scapito delle donne ed è per questo che serve un'inversione di tendenza. "In un mondo in cui le soluzioni scientifiche e tecnologiche stanno plasmando il futuro del lavoro e delle nostre vite non possiamo permettere che le donne restino indietro. Abbiamo bisogno del loro contributo nelle STEM per promuovere la diversità e sostenere innovazione e progresso sociale ed economico", ha detto Barbara Falcomer direttrice generale di Valore D che ha recentemente condotto l'indagine #ValoreD4STEM. Secondo i dati raccolti, le donne STEM, sebbene generalmente più preparate, spesso non godono dello stesso trattamento degli uomini in termini di occupazione e retribuzione: solo il 38% ricopre una posizione manageriale, mentre il 57,8% ha un ruolo di impiegata. La segregazione, però non è solo nel mercato del lavoro ma avviene anche a monte, a livello di istruzione. Le donne che scelgono di studiare materie STEM sono ancora in numero assai minore rispetto agli uomini tanto che in Italia, come riporta l’Ansa, solo il 18.9% delle laureate ha scelto queste discipline. È necessario introdurre le ragazze fin da piccole al mondo delle STEM, della tecnologia e del digitale combattendo gli stereotipi anche inconsci, dando visibilità alle professioniste in questi ambiti e sostenendo le donne una volta nel mondo del lavoro. Non possiamo lasciare che le opportunità dateci dal futuro digital vadano sprecate nel riprodurre i soliti schemi sessisti.