«La prima e l'ultima pagina di un libro», «Le coppie che stanno insieme da tanto tempo e che giocano a carte in silenzio, la sera», «Quando mi lasciano le chiavi sotto i tappetini», «L'acqua quando hai sete, il letto quando hai sonno». Lo scrittore Francesco Piccolo li chiamava Momenti di trascurabile felicità, ma oggi ne esiste una nuova versione, più social, più estetica, più immediata e con un nome da Gen Z. Su TikTok li chiamano #glimmers e sono barlumi di gioia, attimi di luce, piccole schegge di serenità che si insinuano nella vita di tutti i giorni. L'invito del trend è quello di saperli trovare nella propria vita (riprenderli e postare il video).

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Rispetto ai momenti di Piccolo, i glimmer di TikTok sembrano ancora più sfuggenti ed epidermici. I glimmer, spiegano i creator dei video sulla piattaforma, sono il contrario dei trigger. Entrambi i concetti sono stati introdotti all’inizio degli Anni '90 nella teoria polivagale sviluppata dal dottor Stephen Porges e poi ripresi dalla dottoressa e docente Deb Dana. Secondo Dana «Non stiamo parlando di grandi espansive esperienze di gioia, sicurezza o connessione, ma di micro momenti che iniziano a modellare il nostro sistema in modi molto delicati». Così come i trigger sono elementi che ci riportano a esperienze negative e traumi del passato riaprendo ferite e cambiando il nostro umore in peggio, i glimmer hanno l'effetto opposto.

Come spesso accade sul social della Gen Z, l'esperienza è molto relatable: capita che, mentre siamo immersi nei nostri problemi, focalizzati sulle incombenze quotidiane qualcosa interrompa il flusso, riesca a stupirci scoppiando la bolla di preoccupazioni e faccende. Una coccinella che ti si posa sul braccio, un raggio di sole che illumina il vetro creando un piccolo arcobaleno, la neve, il vapore di una tisana quando fa freddo, l'odore che esce da una finestra: su TikTok i glimmer riguardano soprattutto la natura o rimandano ad attimi di quiete nella vita frenetica. Sono input che arrivano dall'esterno come dei guizzi che rallegrano quasi senza motivo, solo che, a differenza dei trigger, sono input positivi.

I TikToker, tuttavia, fanno notare che siamo molto più allenati ad accorgerci e a cadere nei trigger rispetto che ai glimmer. «Quando siete felici, fateci caso» diceva, del resto, anche Kurt Vonnegut e allo stesso modo loro si impegnano a tenere traccia degli attimi di gioia personale condividendoli nei video. «Più alleni il tuo cervello a cercare i glimmer più questi piccoli momenti appariranno», scrive un utente postando la foto di un caffè davanti al mare. Altri, invece, si riprendono mentre annotano ogni giorno i loro glimmer su appositi diari. Forse scrivendoli, riprendendoli o fotografandoli si ha l'illusione che rimangano, che non siano più solo volatili e sfuggenti e, forse non è nemmeno solo un'illusione. Forse, quando intorno tutto sembra crollare tra guerre, crisi e problemi che sembrano andare ben oltre la scala dell'umano, è davvero il caso di tornare alle felicità microscopiche, tanto facili da ottenere quanto date per scontate. E aggrapparcisi con tutte le forze.