A Foggia, la città dove sono nata e cresciuta, non si fa neppure il gay pride

Come facevo a dire a mia mamma che ero lesbica? Infatti non gliel’ho detto per molti anni. A dir la verità quando avevo 15 anni c’era stato un tentativo da parte mia, una mezza parola, e poi le avevo spedito per sbaglio dei messaggi destinati alla mia ragazza, ma lei aveva reagito in modo così brutto che io avevo negato, avevo detto che ero confusa, che erano per un maschio e la cosa era morta lì.

instagramView full post on Instagram

È brutto da dire, ma al sud le cose sono diverse, non c’è niente da fare, le famiglie sono più tradizionali, la mentalità anche. Quello che pensa mia mamma di me è sempre stato importante, io sono la prima di cinque figlie, tirate su da lei da sola, ho sempre voluto renderla orgogliosa. E così, per non deluderla, me ne sono stata zitta. E ho vissuto la mia vita. Pian piano però ho cominciato a confidarmi: con i miei amici, con i miei compagni di classe, con i miei coinquilini quando mi son trasferita a Milano. Alla fine lo sapevano tutti, tranne lei e le mie sorelle. Così, ad aprile del 2018, avevo 20 anni, sono scesa per le vacanze di Pasqua e le ho detto: «Mamma ti devo dire una cosa, mi piacciono le ragazze, sono omosessuale». E lei: «No, ma davvero?!? Non l’avrei mai detto!». Mi prendeva in giro, sapeva già tutto da tempo. Aspettava solo che io glielo dicessi. E io che pensavo di deluderla, quanti pregiudizi avevo! Ne ho parlato subito anche alle mie sorelline: le più piccole sono bambine curiose e hanno voluto sapere se ero fidanzata e con chi. La grande l’ha presa come la dovrebbero prendere tutti: «Ah sì?», e ha ripreso a fare quel che stava facendo. Rimpiango solo di non aver usato la parola lesbica in quel momento importante: avevo paura a usare questa parola, ma ho sbagliato. Se tornassi indietro la userei, perché io sono lesbica e sono fiera di essere quello che sono.


Da quel giorno mi sono sentita diversa: il coming out con mia mamma è stato anche una mia rinascita sia personale che sul web. Fino ad allora facevo la gamer su YouTube, era così che mi mantenevo, ma ormai ero cresciuta, non mi ci riconoscevo più. Così quel giorno, era il 5 aprile 2018, ho fatto un video di coming out e ho smesso di giocare online. Ricordo che il giorno successivo avevo un evento importante al Comix, e un sacco di miei follower sono venuti da me e mi hanno detto che avevo fatto bene, mi hanno regalato disegni, biglietti, pensierini. È stato un momento toccante.

Il coming out più importante è quello con se stessi

Da allora sul web e sui social mi occupo di tematiche LGBTQ+, perché vorrei che nessuno rimanesse “nell’armadio” a lungo come ho fatto io. Racconto la mia storia, racconto quanto è importante essere se stessi, sempre. E dico sempre che il coming out più importante è quello con se stessi: quando ti senti pronto a prenderti carico delle conseguenze della tua scelta, positive e negative, e sai che comunque starai bene, allora sei pronto a parlarne con tutti. Prima di allora, meglio aspettare.

Charlie Moon, 23 anni, influencer e regista

Hai fatto anche tu coming out? Raccontaci come è andata, scrivi a mebarnabi@hearst.it