A dicembre 2021 la società di analisi americana Gallup pubblicava un report sullo stato della salute psicologica globale a quasi due anni dallo scoppio del covid, decretando che la prossima, grande pandemia sarebbe stata quella del decadimento del benessere mentale. E così, in effetti, è stato. Ben lungi dal gonfiare una situazione ancora in essere, quel report in realtà è perfetta rappresentazione di ciò che stiamo vivendo - recentemente anche rispetto ai fatti atroci in arrivo dall'Ucraina - non solo a livello individuale ma anche collettivo. Ed è ancora una volta un sondaggio di grande portata, il Mental State of the World Report 2021 (pubblicato ogni anno da The Mental Health Million Project) a dirci come stiamo e come staremo nei prossimi mesi.

223 mila persone distribuite in più di 34 paesi hanno risposto a domande sul tema del benessere e delle malattie mentali, restituendoci uno spaccato della situazione attuale. Risultato: in certi paesi si sta peggio e certe generazioni, in particolare la GenZ, ha sofferto (e soffre) più degli altri.

I paesi messi peggio dal punto di vista del benessere psicologico sono quelli di lingua anglofona capeggiati dagli Stati Uniti: in base al Mental Health Quotient con il quale il report ha calcolato i livelli di soddisfazione dell'anno passato, il valore ha subito un crollo del 3%. Nei paesi latini e in quelli europei si è invece riscontrata una situazione leggermente più felice, con percentuali minate solo leggermente dalle restrizioni covid vissute nel 2021.

Tra le cause del declino del benessere mentale globale, secondo il report, ci sono diversi fattori. Il primo è la situazione economica, che in negativo o positivo influenza la serenità generale dell'individuo. E non - sia chiaro - perché i soldi facciano la felicità, ma perché il pensiero di come arrivare a fine mese, se si è perso il lavoro a causa della pandemia e non si trova un impiego sostitutivo per via della crisi economica, per forza di cose impatta sulla felicità quotidiana sia personale che di coppia e familiare.

Tra gli altri fattori, oltre alle restrizioni legate al covid che sono state maggiormente sentite in quei paesi dove la morsa è stata stretta con forza per arginarne la diffusione, c'è anche quello culturale e sociale: è stato infatti analizzato un livello di benessere mentale sopra la media in quei paesi in cui il successo collettivo è venuto prima di quello del singolo. Per dirla in parole povere, se scegliamo di essere gruppo e non individuo tendiamo a stare meglio, a sentirci parte di qualcosa, a condividere ansie, paure e frustrazioni e a portare il carico a metà.

I giovani soffrono di più

Dalla lettura del report appare evidente che sono gli under 18 ad aver patito maggiormente (sentimento generalmente diffuso che non si è ancora affievolito) i fatti dell'ultimo biennio. Tra le principali cause ci sono i social media, l'uso dello smartphone e di internet su cui parecchie relazioni, prima faccia a faccia, sono state traslate in modalità virtuale. Vuol dire sostanzialmente che sul benessere mentale, almeno in larga scala, impatta parecchio il modo in cui interagiamo con gli altri e che, se lo facciamo a distanza, protetti da uno schermo, non sempre ne traiamo beneficio. Nel periodo dell'adolescenza, in cui l'identità si forma in un processo in divenire e non sempre lineare, la sostituzione dei rapporti umani con rapporti virtuali ha decretato maggiore isolamento e maggiore bisogno di confrontarsi con modelli visti sui social, spesso inarrivabili (perché non veritieri, o filtrati). Secondo gli analisti, questa tendenza ha generato una vera e propria ondata di Internet addiction, come ha svelato un altro report recente pubblicato su Psychiatry International.

C'è uno studio molto interessante che si chiama No More FOMO: limiting social media decreaseas loneliness and depression che riporta il legame tra internet, social e benessere mentale. 30 minuti al giorno sembra essere il quantitativo di tempo ideale per l'esposizione a TikTok e Instagram, soprattutto per la fascia di ragazzi tra i 13 e i 18.

Meno modelli inarrivabili vediamo, più l'autostima cresce e i livelli di solitudine e tristezza, al contrario, si abbassano. Non è un modello matematico ma, traslandolo nella quotidianità, può essere un esercizio di detox utile a ripristinare equilibri perduti in questi due anni turbolenti.