Era il 25 novembre 2021, quando Equaly, in occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, ha deciso di costruire e diffondere un questionario anonimo per raccogliere la voce di donne nel mondo della musica, che sotto e sopra il palco tutti i giorni lavorano ai concerti, ai tour, alla produzione di album. Il fenomeno è ancora sommerso, per questo è fondamentale fare ricerca e parlarne.

«Se lavori nella musica, la tua testimonianza è preziosa»: centinaia di addette ai lavori hanno risposto raccontando la propria esperienza per fare squadra e unirsi nel nome del cambiamento e della tutela di una categoria che è ancora a rischio. Rischio di essere vittima di molestie sul posto di lavoro, di comportamenti psicologicamente e fisicamente violenti da parte di uomini nello stesso ambiente. Cos'è emerso dall'analisi delle 153 risposte? Ne abbiamo parlato durante il panel condotto da Cosmopolitan durante la Milano Music Week, e curato da Francesca Michielin, nel corso del quale la ricercatrice e sociologa Rebecca Paraciani ha illustrato i dati raccolti. È un ambiente in cui la presenza femminile è ancora limitata, 12,6% per le compositrici e il numero si abbassa ancor più notevolmente quando si parla di produttrici: siamo al 2,6%. Il Festival di Sanremo è lo specchio della realtà, dove dal 1950 al 2022 solo il 5,9% dei cantanti in gara è donna. Il 15,4% nel ruolo di presentatrici, 1,3% direttrici artistiche. Nel 2024, poi, le donne in gara tra i big saranno 8 su 27, un numero molto basso che fa riflettere sul fatto che il mondo della musica sia ancora male oriented. Non solo numericamente meno rispetto agli uomini: le donne sono anche meno famose e meno visibili. La parità tra uomini e donne nell'industria della musica è (ancora) un miraggio, per cui no, la musica non è un lavoro da uomini, ma in Italia è ancora un lavoro 'per uomini'.

Il Festival di Sanremo è lo specchio della realtà, dove dal 1950 al 2022 solo il 5,9% dei cantanti in gara è donna. Il 15,4% nel ruolo di presentatrici, 1,3% direttrici artistiche. Nel 2024, poi, le donne in gara tra i big saranno 8 su 27

«Quello che emerge è infatti un problema di definizioni», prosegue la Dott.ssa Paraciani, «bisogna iniziare a parlare del mondo della musica come di un contesto di lavoro, rendendo anche formali luoghi di informalità. Bisogna iniziare a vedere le varie forme della violenza, imparare a capirle e significarle. Le parole sono importanti: dare il giusto nome alle cose e alle situazioni è il primo passo per vederle».

«Quello che emerge è infatti un problema di definizioni bisogna iniziare a parlare del mondo della musica come di un contesto di lavoro, rendendo anche formali luoghi di informalità»

Oltre ad essere altamente qualificate, le lavoratrici del settore sembrano essere altamente precarie. Il 4% delle rispondenti lavora in nero, dichiarando di non avere alcun contratto in ambito musicale. Queste sono tutte artiste. Il resto delle rispondenti lavora in regola, ma con contratti di lavoro precari e incerti: il 35,9% delle rispondenti ha una partita IVA, il 27.4% lavora con contratti di prestazione occasionale, il 6,5% con contratti a tempo determinato. Per non parlare delle donne costrette a fare un secondo lavoro per mantenersi e di quelle costrette a lasciare il lavoro durante la gravidanza e appena dopo aver avuto il primo figlio.

Tantissime le frasi riportate nei questionari da chi ha deciso di lasciare la propria testimonianza e che denotano il livello di violenza psicologica subito dalle donne nell'industria. «Lavora con te solo perché vuole scoparti». «Se vuoi che ti ascolti, devi fargliela annusare». «Preferirei parlare con [nome di un uomo] delle questioni tecniche». «Tutta l'attrezzatura è tua? Ma sai montarla da sola?». «Hai il ciclo?». «Zero neuroni per zero neuroni almeno ne prendevo una strafiga».

Di fronte a queste parole, non c'è molto altro da aggiungere. Equaly ha deciso di prendere posizione, ma per farlo c'è bisogno della vostra voce. Per questo è importante rispondere al questionario, se vi identificate in un genere sottorappresentato e lavorate nel mondo della musica. Sarà un altro passo verso il dialogo pubblico e la presa di coscienza collettiva di un tema, quello del patriarcato, che è arrivato fino a qui.

Qui puoi sottoscrivere il MANIFESTO

Qui puoi rispondere al QUESTIONARIO


Equaly, nata nel 2021, è la prima realtà italiana che si occupa della parità di genere all’interno del music business.

Il team:

Sara Colantonio
Irene Tiberi
Francesca Barone
Josie Cipolletta
Lucia Stacchiotti
Alice Salvalai
Antonia Peressoni
Laura Gramuglia

Equaly è anche su Facebook e su Instagram.